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Dai sfogo alla fantasia e scrivi il tuo racconto sulla transizione ecologica

Mostra Cinematografica di Venezia – Elenco lungometraggi in concorso

70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Venezia 70
(particolare della locandina)

Le  altre sezioni

Venezia 70

 Elenco lungometraggi in concorso (anteprima mondiale

MERZAK ALLOUACHE – ES-STOUH (LES TERRASSES)
Algeria, Francia, 94′
Adila Bendimerad, Nassima Belmihoub, Ahcene Benzerari, Aïssa Chouat, Mourad Khen, Myriam Ait El Hadj

GIANNI AMELIO – L’INTREPIDO
Italia, 104′
Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli

ALEXANDROS AVRANAS – MISS VIOLENCE
Grecia, 99′
Themis Panou, Eleni Roussinou

JOHN CURRAN – TRACKS
Regno Unito, Australia, 107′
Mia Wasikowska, Adam Driver

EMMA DANTE – VIA CASTELLANA BANDIERA
Italia, Svizzera, Francia, 90′
Elena Cotta, Emma Dante, Alba Rohrwacher, Renato Malfatti, Dario Casarolo, Carmine Maringola

XAVIER DOLAN – TOM À LA FERME
Canada, Francia, 105′
Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu

JAMES FRANCO – CHILD OF GOD
Usa, 104′
Scott Haze, Tim Blake Nelson, Jim Parrack

STEPHEN FREARS – PHILOMENA
Regno Unito, 94′
Judi Dench, Steve Coogan

PHILIPPE GARREL – LA JALOUSIE
Francia, 77′
Louis Garrel, Anna Mouglalis

TERRY GILLIAM – THE ZERO THEOREM
Regno Unito, Usa, 107′
Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, David Thewlis, Lucas Hedges, Ben Whishaw, Tilda Swinton

AMOS GITAI – ANA ARABIA
Israele, Francia, 84′
Yuval Scharf, Sarah Adler, Uri Gavriel, Norman Issa, Yussuf Abuwarda, Shady Srur, Assi Levy

JONATHAN GLAZER – UNDER THE SKIN
Regno Unito, Usa, 107′
Scarlett Johansson

DAVID GORDON GREEN – JOE
Usa, 117′
Nicolas Cage, Tye Sheridan, Ronie Gene Blevins

PHILIP GRÖNING – DIE FRAU DES POLIZISTEN
Germania, 175′
Alexandra Finder, David Zimmerschied, Pia Kleemann, Chiara Kleemann, Horst Rehberg, Katharina Susewind, Lars Rudolph

PETER LANDESMAN – PARKLAND
Usa, 92′
James Badge Dale, Zac Efron, Jackie Earle Haley, Colin Hanks, David Harbour, Marcia Gay Harden, Ron Livingston, Jeremy Strong, Billy Bob Thornton, Jackie Weaver, Tom Welling, Paul Giamatti

HAYAO MIYAZAKI – KAZE TACHINU
Giappone, 126′
(film d’animazione)

ERROL MORRIS – THE UNKNOWN KNOWN
Usa, 105′
Donald Rumsfeld (documentario)

KELLY REICHARDT – NIGHT MOVES
Usa, 112′
Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaard, James Le Gros

GIANFRANCO ROSI – SACRO GRA
Italia, 87′
(documentario)

MING-LIANG TSAI – JIAOYOU (STRAY DOGS)
Taipei cinese, Francia, 138′
Lee Kang-sheng, Lu Yi-ching, Lee Yi-cheng, Lee Y

 

 

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Mostra del Cinema di Venezia 2013

 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Venezia 70
(particolare della locandina)

(28 agosto – 7 settembre).

Un appuntamento da non mancare per tutti gli appassionati di Cinema e noi … non mancheremo.

Per questa edizione, la 70^ , ( eravamo presenti anche se individualmente anche alla 69^) l’Associazione Culturale Finalmente è Lunedi sarà presente ufficialmente con quattro associati accreditati. Dedicheremo all’evento  uno spazio web (La 70 Mostra vista da noi) sul quale pubblicare tutto ciò (immagini, filmati, testi ..) che si riuscirà a produrre. Non pensiamo  a vere e proprie  recensioni,  ma un commento fatto a misura della propria sensibilità e conoscenza, un semplice  “Visto da Me” .  Questa  prima  presenza come Associazione ad una Mostra di rilevanza mondiale, spero  ci dia  lo spunto per  sviluppare e ampliare le iniziative dedicate agli amanti del Cinema.

 

 

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Danza con il Cuore

Danza e disabilita  sembrano inconciliabili alla mente, per fortuna con il Cuore sappiamo che non è così.

E per questo che Vi  segnalo il Musical “Tata Mary” realizzato dai ragazzi dell’Accademia  dell’Associazione Arte nel Cuore .

Arte nel Cuore

Spettacolo percorso Accademia
“Tata Mary”
2 luglio ore 20.30, Teatro Olimpico di Roma

E dopo questo, vi invito a leggere la lettera scritta da Rudolf Nureyev poco prima della sua morte.

Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.

Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, a fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa. Ricordo una ballerina Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine coso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.

Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore. Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni, la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.

Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.

Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita… “

RUDOLF NUREYEV

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