Bollette – Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “la Stampa”

Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “la Stampa”

 

BOLLETTE ELETTRICITA E GAS

Il ritornello è sempre lo stesso. Comincia con il canonico «la bolletta della luce continua a crescere» e si chiude con il classico «in Italia l’energia costa il triplo rispetto ai nostri concorrenti».

Il pressing delle imprese sul governo per ottenere sconti e incentivi è costante, e si fa più insistente a ridosso della legge di Bilancio.

Eppure, guardando i numeri, la realtà è diversa. Dall’inizio dell’anno il prezzo all’ingrosso di luce e gas è sceso sensibilmente: a fine ottobre era tornato ai livelli dell’estate 2021, cioè dopo la pandemia ma ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina.

Un ritorno alla normalità che però mette a nudo tutte le fragilità del sistema Paese, e rilancia il tema dell’indipendenza energetica — obiettivo dichiarato anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma che non spiega la richiesta di aiuti da parte del settore delle imprese.

I DATI SULLA PRODUZIONE ENERGETICA IN ITALIA

Anche perché negli ultimi 15 anni le grandi imprese italiane hanno ricevuto sussidi energetici per circa 20 miliardi di euro da parte della collettività generale. Attraverso un prelievo in bolletta.

Soldi che sono serviti a tenere sotto controllo la spesa e che negli anni hanno contribuito a irrobustire gli utili delle aziende. Anche perché nel tempo, i finanziamenti sono progressivamente cresciuti arrivando a oltre due miliardi di euro l’anno.

 

VIDEO DI GIORGIA MELONI SUL DECRETO BOLLETTE

 Anche perché la rete italiana è una delle più efficienti d’Europa e, secondo uno studio di EY, ha costi inferiori ai grandi Paesi Ue: i cittadini italiani spendono in media 11 euro al mese contro una media europea di 17 euro e i 23 euro della Germania. Un vantaggio che si traduce in un risparmio complessivo di circa 3 miliardi di euro l’anno.

Anche per questo le grandi aziende energivore insieme ai produttori di energia sono pronti a presentare al governo un accordo condiviso, senza oneri per lo Stato, che sostenga la competitività del sistema Paese.

BOLLETTE GAS

D’altra parte va sottolineato che il prezzo all’ingrosso dell’energia non è quello che arriva in bolletta. Proprio come accade con il petrolio e la benzina, tra la materia prima e il prezzo finale ci sono più voci intermedie: la rete, gli oneri di sistema, le imposte.

Eurostat, però, ha messo nero su bianco che – per i consumatori domestici – il prezzo dell’energia incide solo sul 57% del prezzo finale e che in media un consumatore tipo italiano paga 61,6 euro al mese contro i 56,4 euro dell’Eurozona: il 9,2% in più, ma non il triplo.

URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI – VERTICE SUL PIANO MATTEI PER L AFRICA – FOTO LAPRESSE

E a livello di singoli Paesi paghiamo meno della Germania, ma più di Spagna e Francia, che possono contare su un mix energetico più ricco di rinnovabili e, nel caso francese, sul nucleare.

D’altra parte, al di là della richiesta di aiuti generalizzati, il vero nodo che la politica dovrebbe sciogliere è quello del mix di generazione: l’Italia continua a dipende in larga misura dal gas e ha una quota di rinnovabili sotto il 30%, con il paradosso che la Germania produce più energia solare della Penisola.

Al di là del dibattito sul nucleare che continua a dividere, un aumento della produzione di energia rinnovabile permetterebbe di calmierare in maniera sensibile la spesa. Produttori e investitori ne sono consapevoli e sul tavolo ci sono progetti per 150 Gigawatt di energia verda, ma i progetti sono ancora bloccati degli iter autorizzativi. In Italia servono in media tre anni per far partire un impianto fotovoltaico e cinque per l’eolico, mentre a Madrid si impiega la metà del tempo.

BOLLETTA IN FIAMME

Anche per questo Von der Leyen insiste sul bisogno di «snellire le procedure autorizzative» e chiede di «favorire i contratti di lungo termine» per avere costi certi e controllati.

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Mobilità Elettrica di MASSA … un mito o una possibilità?

Questi dati elaborati sulla base dei dati raccolti con le black box installate da Unipol Assicurazioni, su circa 6 milioni di auto assicurate, ci dicono molte cose sull’uso delle auto, ma sopratutto ci dicono che autonomia, tra un rifornimento e un’altro è inferiore a 50 Km e che vi è una finestra temporale di 22 H per effettuarlo .. Con questi parametri è ancora possibile sostenere che la #mobilitàelettrica di “MASSA, sia solo un’idea folle, vecchia 10 anni, quando venne presentata in Enel Group??? Dove è l’ansia da ricarica o la necessità di avere autonomia per 600 km o fare rifornimento in 20′ … questi dati, confermati anche da analisi Istat, Isfort e #Pendolaria di Legambiente si riferiscono a circa il 80% del parco circolante … forse i 10.000.000 di potenziali clienti sono una stima molto prudente … I capisco perfettamente che un affrancamento dal #petrolio , non possa essere fatto in modo brusco e senza una pianificazione, ma da qui a bruciare miliardi senza costrutto per il paese, vi è una enorme forbice di opportunità perse, sia per l’ambiente sia per il sistema paese .. Il passaggio ad #mobilitàelettrica, è l’opportunità per ridare all’industria l’opportunità di sviluppare una filiera di nuovi mezzi, in cui le caratteristiche esasperate non siano una priorità, togliendola così dal giogo dei materiali rari … se a questo aggiungiamo la possibilità di fare uno swap tra #fossili e #rinnovabili >75%, vediamo che gli elementi di riflessione sono molti … perché se ne è potuto parlare solo grazie a Federico Fioretto ( rif 26° SustainabiliTALKS© https://lnkd.in/dFZn7WH6) è qualcosa che pesa sui decisori politici e gli “amici” dell’ambiente Giorgia Pontetti

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Comunità Energetiche Rinnovabili … la trappola degli incentivi …

 

Giovanni Velato, #OPEN_TO_WORK

Giovanni Velato 

 
Esperto Mobilità Integrata Sostenibile – Mobilità Elettrica diffusa
 

 

 

Nei miei ultimi commenti ai post che riguardano le #cer, spesso ho parlato della differenza, con quelle Austriache. Ho trovato sul tema un interessante documento elaborato da Team K Landtagsfraktion | Gruppo consiliare del SUD Tirolo https://api-idap.landtag-bz.org/doc/idap_683481.pdf la cui lettura consiglio vivamente.

Di seguito riporto i capitoli in cui le differenze emergono in modo chiaro

Come funziona una Cer in Italia

Contenuto dell’articolo
Rossato Grup Cristina Vellucci

Per le comunità energetiche in Italia è stato adottato il seguente principio: da un lato acquistano l’energia da fornitori esterni con un relativo contratto; dall’altro immettono tutta l’energia prodotta in rete, ricavandone un corrispettivo fissato dalle regole di mercato o di ritiro dedicato (come se la comunità non esistesse, in sostanza). Alla comunità è però riconosciuto un incentivo di durata ventennale per l’energia scambiata al suo interno, cioè generata e consumata in contemporanea (con rilevazioni automatiche a intervalli di 15 minuti). Questa energia è incentivata con un contributo di € 0,11/kWh o € 0,10/kWh, se tutti i punti di generazione e consumo sono in un unico edificio. Gli incentivi sono corrisposti alla comunità una/due volte l’anno e la comunità decide come ripartirli tra i partecipanti.

In Italia a dicembre 2022 il kWh del servizio di tutela costava € 0,51; il contributo del ritiro dedicato (RID) nella zona di mercato Nord era € 0,368/kWh; l’ulteriore contributo alla comunità energetica, che si somma a quello del RID, è € 0,11/kWh. A queste condizioni ha senso da un punto di vista economico costituire una comunità, se i potenziali incentivi per l’energia scambiata sono superiori ai notevoli costi per la costituzione e la gestione della comunità.

Da un punto di vista macroeconomico, però, la situazione è più critica. Il contributo extra riconosciuto alla comunità viene sostenuto dagli “oneri di sistema” sulle bollette di tutti gli utenti del sistema elettrico. A giugno 2021 questi oneri pesavano sulla bolletta al consumo per € 0,041/kWh contro un prezzo dell’energia nel sistema tutelato di € 0,075 in fascia F1 e € 0,061 in fascia F23. Con l’aumentare del prezzo dell’energia, passata a € 0,12/kWh a luglio 2021, gli “oneri di sistema” sono stati temporaneamente sospesi come misura di contenimento delle bollette, ma ne è previsto il ripristino appena possibile. In alternativa, i costi aggiuntivi dovranno ricadere sulla fiscalità generale. Misure economicamente non sostenibili non possono però continuare all’infinito, come recentemente reso evidente dalla questione “Superbonus” e gli oneri di sistema sostenuti da tutti gli utenti elettrici dovranno essere quasi certamente rivisti.

E così, mentre un singolo utente con impianto fotovoltaico può utilizzare direttamente l’energia generata, ed immettere in rete eventuali eccedenze, compensate economicamente come ritiro dedicato, oppure può assorbere energia elettrica quando la generazione solare è insufficiente e pagare al suo fornitore il corrispettivo dovuto, purtroppo lo stesso schema non è applicabile per un condominio intero o per due o più unità abitative. Secondo le regole correnti si è obbligati in ogni caso ad acquistare tutta la propria energia dalla rete e pagarla secondo un contratto commerciale mentre i termini di vendita dell’energia autoprodotta sono fissati da un altro contratto. Oltre che a una penalizzazione economica, la necessità di compiere passi burocratici, in particolare la costituzione di una ragione sociale per la comunità, di fatto disincentiva la volontà di formazione della comunità energetica. Proporre incentivi per stimolare la formazione di comunità e lo scambio di energia è in parte indice del fatto che i metodi finora applicati non sono efficienti. Resta poco chiaro capire la ratio finale della normativa sulle comunità energetiche, e soprattutto la loro complessità.

Il modello austriaco per le Comunità energetiche

Contenuto dell’articolo

https://www.paviraniassociati.it/

Abbiamo visto come funziona una Cer in Italia, un modello che purtroppo presenta diversi, rilevanti svantaggi. Non è così da altre parti. La pratica delle comunità energetiche in Austria è molto più semplice rispetto all’Italia. Le leggi principali di riferimento sono la legge sul sistema elettrico ElWOG (Elektrizitätswirtschafts- und -organisationsgesetz) e la legge sulle energie rinnovabili EAG (Erneuerbaren-Ausbau-Gesetz – EAG 2023). La legge austriaca riconosce solo un tipo di CER (Elektrische

Energiegemeinschaft, EEG) e di CEC (Bürgerenergiegemeinschaft, BEG). La CER riguarda solo energie rinnovabili, di tutti i tipi, ed è legata alla rete didistribuzione in bassa tensione fino alla barra comune di media tensione inuna centrale di trasformazione. La CEC opera con energia elettrica di qualsiasifonte e può estendersi sul territorio dell’intero paese, pagando i diritti di rete infunzione dei livelli di tensione.Una CER può comprendere impianti già esistenti e può quindi venire formata indipendentemente da nuovi investimenti. Come in Italia, il gestore della rete rileva consumi e produzioni a intervalli di 15 min e pone in relazione i dati relativi ai diversi contatori. A differenza dell’Italia, però, l’energia immessa in rete è direttamente sottratta da quella consumata nello stesso intervallo di tempo, che quindi non viene fatturata. Lo scorporo in bolletta, che in Italia non è previsto, è lo strumento principale delle Comunità Energetiche in Austria. La bolletta è alleggerita perché diminuiscono i kWh conteggiati e non a causa di interventi sulle altre componenti tariffarie o grazie a incentivi e sussidi. Infatti, in Austria non sono previsti incentivi per le comunità energetiche.

In sostanza, in Austria, partendo dalle stesse direttive UE, è in vigore una normativa che invece consente in sostanza la compensazione tra energia autoprodotta e consumata. Il cuore di questa mozione è proprio questo: cercare una via per importare il modello austriaco anche in Alto Adige, partendo da una ricognizione giuridica effettuata sulla fonte europea e le legislazioni nazionale e austriaca, cercando una strada percorribile da un punto di vista legale.

Da un punto di vista della convenienza economica, ai livelli attuali di costo dell’energia e di impianti di generazione, se l’energia generata in una comunità ha un costo inferiore a quella di fornitori esterni ha più senso usarla direttamente piuttosto che venderla e riacquistarla a prezzi differenti, anche se parte della differenza è coperta da incentivi.

Con una CER virtuale che funziona con il principio dell’autoconsumo e della compensazione in bolletta tra energia prodotta e acquistata, i costi da parte di imprese pubbliche, i gestori di rete, sono estremamente limitati: è richiesta un’amministrazione molto leggera e una minima modifica al programma di lettura a distanza e di verifica dei dati dei contatori. Tutta la responsabilità organizzativa e finanziaria delle comunità energetiche è lasciata ad esse. Paradossalmente, per un costo dell’energia superiore a € 0,11/kWh la comunità virtuale qui proposta, senza incentivi, è addirittura più conveniente per i suoi membri rispetto a quella nazionale, incentivata. Grazie alla semplicità dell’approccio vengono anche evitati costi esterni giuridici, di analisi e rispetto di norme farraginose, così come quelli di una doppia gestione dei dati di produzione e consumo. Il ruolo di fornitori di know-how terzi (tecnici, giuristi) è più contenuto e rivolto al funzionamento interno della comunità e non alla sua interazione con la pubblica amministrazione e con gli enti nazionali di gestione del sistema elettrico.

Anche da un punto di vista tecnologico l’implementazione del modello proposto sarebbe possibile. Le comunità energetiche si basano su un modello di funzionamento virtuale, tutti gli scambi di energia hanno luogo tramite la rete pubblica e sono sovrapposti a quelli di tutte le altre utenze. Ogni punto di generazione o consumo è monitorato da un contatore 2G che ogni 15 minuti legge e memorizza il valore dell’energia immessa o prelevata dalla rete3. Dalla differenza di immissioni e prelievi per tutti i punti di una comunità energetica risulta l’energia effettivamente scambiata. L’Italia ha probabilmente il più avanzato programma al mondo su larga scala di contatori elettronici con lettura dei dati e la possibilità di effettuare configurazioni a distanza. Questo strumento, già in funzione, facilita enormemente la costituzione e la gestione di comunità energetiche. Soluzioni anche complesse possono venire facilmente risolte con l’elaborazione di piccole quantità di dati.

Al Sistema Informativo Integrato (SII) che rileva tutti i dati dei contatori su scala nazionale non saranno trasmessi dati sul consumo totale dei membri di una comunità ma solo quelli sui consumi netti, da fatturare. A differenza dal modello attualmente in vigore in Italia, lo scambio di energia non verrebbe più incentivato, e non sarebbe nemmeno necessario, perché tramite la compensazione tra energia prodotta ed energia consumata, la bolletta risulterebbe alleggerita dal momento che diminuiscono i kWh conteggiati, a tutto vantaggio del consumatore.

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Piano di Mobilità Integrata Sostenibile per Mobilità Elettrica di MASSA

Nel 2015, quando lavoravo in Enel Group ho commesso l’errore  di fidarmi di ciò che dicevano  i comunicati interni a proposito della partecipazione  dei dipendenti, alla  realizzazione di nuovi progetti per la mobilità elettrica, ma stupidamente  avevo dimenticato, che le grandi aziende, vogliono solo progetti in linea con quanto stabilito dalla leadership. In realtà  una cosa legittima e scontata, ma dovendo affrontare un tema relativamente  nuovo, si era cominciato a parlare di #emobility , dal 2012, ho pensato di  mettere  in campo, tutte le conoscenze e competenze, acquisite sino a quel momento. Il risultato sono stati i Piani di Mobilità Integrata Sostenibile, un modello nuovo di mobilità, basato sull’utopia di rendere totalmente elettrico il sistema dei trasporti, facendo mie le parole di Remo Bodei

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In questo articolo non entrerò nei dettagli, tecnici, commerciali e progettuali, perché voglio ancora sperare che ci sia qualcuno che posa condividere questo sogno.

Mi limiterò quindi allo schema di sintesi,

che tante volte è apparso e che è comunque protocollato o registrato con email, presso numerosi soggetti pubblici e privati.

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e a uno schema di principio del percorso Home To Home – fonte Università di Roma Tor Vergata

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Mi sono chiesto molte volte in questi 10 anni, se non fosse, nonostante l’approfondito lavoro, un puro esercizio della fantasia, ma sopratutto se non fossi andato fuori tema.

Oggi ho avuto la conferma che tutto è molto attuale. Ho semplicemente chiesto alla AI

Puoi definirmi un modello di mobilità completamente elettrico, basato su treni, metropolitane, tram, filobus, auto elettriche, moto elettriche e bici elettriche?

E questa è stata la risposta

Questo modello si propone di creare un sistema di trasporto urbano e interurbano sostenibile, efficiente e integrato.

Principi Fondamentali:

  • Elettrificazione Totale: Tutti i veicoli, pubblici e privati, sono alimentati da energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
  • Integrazione e Intermodalità: I diversi mezzi di trasporto sono coordinati tra loro per offrire soluzioni di viaggio “porta a porta” senza soluzione di continuità. L’utente può passare facilmente da un mezzo all’altro (es. dal treno alla metro, dalla metro alla bici elettrica) tramite un’unica piattaforma di ticketing e informazione.
  • Digitalizzazione e Dati: L’intero sistema è gestito tramite piattaforme digitali che ottimizzano i flussi, forniscono informazioni in tempo reale e permettono la personalizzazione dei percorsi.
  • Infrastrutture Intelligenti: La rete di ricarica per i veicoli privati è diffusa e integrata con l’illuminazione pubblica e altri servizi urbani. Le strade sono dotate di sensori per monitorare il traffico e ottimizzare i flussi.

Componenti del Modello:

  • Trasporto Pubblico su Ferro:
  • Trasporto Pubblico su Gomma:
  • Mobilità Individuale e Condivisa:

Infrastrutture e Servizi:

  • Piattaforma Digitale Unica: Un’unica app o sistema online che permette di pianificare il viaggio, acquistare i biglietti per tutti i mezzi, localizzare i veicoli a noleggio, prenotare la ricarica per l’auto privata e accedere a servizi di mobilità on-demand.
  • Hub di Mobilità: Aree strategiche (es. stazioni ferroviarie, parcheggi di interscambio) dove è possibile passare agevolmente da un mezzo all’altro. Questi hub offrono anche servizi come stazioni di ricarica, noleggio bici e veicoli elettrici.
  • Smart Grid: La rete elettrica è “intelligente” e in grado di gestire i flussi di energia in modo efficiente, ottimizzando la ricarica dei veicoli e integrando le fonti rinnovabili.

In sintesi, un modello di mobilità completamente elettrico si basa su un approccio olistico che combina l’elettrificazione di tutti i mezzi con l’integrazione dei servizi e lo sviluppo di infrastrutture intelligenti.

Ho ritrovato molto di quello che c’è nei PIANI di MOBILITA’ INTEGRATA SOSTENIBILE del 2015 … ma fortunatamente non tutto.

Ad esempio

LaPiattaforma Digitale Unica nei piani è il progetto 1F – Piattaforma IOT di tipo [U(m)2X]

Gli Hub di Mobilità non sono alto che “Una nuova Stazione per la Mobilità Elettrica” https://www.linkedin.com/pulse/una-nuova-stazione-per-la-mobilit%25C3%25A0-elettrica-giovanni-velato-6axxf/?trackingId=xh9CJPEeQsK61f0pLNz4AA%3D%3D

Per completezza ho anche chiesto ad altre AI cosa che potete fare autonomamente, ma la sostanza rimane sempre la stessa e anche i punti cardine.

Per una #decarbonizzazione dei #trasporti non si può prescindere da una struttura incentrata sulla rete ferroviaria e dall’energia proveniente da fonti #rinnovabili.

La partita si gioca sulla capacità di utilizzare al meglio questi due elementi … perché da 10 anni nulla è cambiato ..

Giovanni Velato

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L’Italia di mezzo – a cura di Arturo Lanzani

Chiunque  voglia  realmente , realizzare un progetto  di transizione ecologica, per il nostro paese, non può esimersi dal tener presente quanto riportato nel  libro “Italia di mezzo. Prospettive per la provincia in transizione”, curato da Arturo Lanzani ed edito da Donzelli.

Italia di Mezzo

Il libro

Il volume si concentra su una porzione di territorio italiano che l’autore definisce l’“Italia di mezzo”. Non si tratta di una zona geografica con confini rigidi (come il Centro Italia), ma piuttosto di una vasta e diversificata area che si estende in tutto il Paese, prevalentemente in zone provinciali, e che ospita oltre la metà della popolazione italiana. Questi territori sono “intermedi”, perché non sono né le grandi metropoli né le aree interne o i borghi marginali.

Il libro ha l’obiettivo di colmare un vuoto nel dibattito pubblico e politico, che tende a focalizzarsi quasi esclusivamente sulle grandi città o, all’opposto, sulle aree più remote e in declino, ignorando questa “Italia di mezzo” che, pur essendo fondamentale per la demografia e l’economia del Paese, rimane invisibile.

I temi principali affrontati sono:

  • Identità complessa e sfumata: L’Italia di mezzo è un’area dove i confini tra urbano e rurale, tra tradizione e innovazione, si confondono. È un tessuto territoriale fatto di città medie, piccole industrie, aree agricole e infrastrutture diffuse, che non si adatta alle categorie tradizionali.
  • Ruolo storico e attuale: La ricerca sottolinea come questa parte d’Italia abbia avuto un ruolo cruciale nella storia del Paese, agendo come elemento di stabilità e plasticità. Oggi, rappresenta una sfida fondamentale per la transizione socio-ecologica, che non può essere pensata solo a partire dalle metropoli.
  • Declino e sfide: Il libro analizza le difficoltà che questi territori stanno affrontando, tra cui la crisi di alcuni settori industriali, il lento declino del ceto medio e la mancanza di un’agenda politica dedicata. Nonostante il loro peso demografico ed elettorale, le province dell’Italia di mezzo sono spesso dimenticate dai programmi di sviluppo.
  • Proposte e futuro: Per rendere questi territori vitali e desiderabili, il volume propone di agire non solo con politiche economiche, ma anche e soprattutto con interventi mirati sulle infrastrutture quotidiane (scuole, case, biblioteche, trasporti), sulla riconversione ecologica delle economie locali e sulla valorizzazione dei loro paesaggi ordinari. L’obiettivo è creare un nuovo “patto” tra i territori, i cittadini e le istituzioni per affrontare le sfide del presente e del futuro.

In sintesi, il libro è una profonda analisi del ruolo e delle prospettive di una porzione di Italia spesso trascurata, proponendo nuove chiavi di lettura e soluzioni per valorizzare il suo potenziale in un’ottica di transizione e sviluppo sostenibile.

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Il futuro è il nostro presente

Finalmente è Lunedì
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